Quando un sito Web diventa un vaso di Pandora

Foto di Scotty Turner su Unsplash

Non so se è solo una mia percezione, ma ho continuamente la sensazione di vivere una dimensione dove il primato della tecnica offusca tutto ciò che tecnica non è. Questo vale anche per i contenuti e per le persone, come me, che di contenuti cercano di campare. E’ da diversi anni, almeno 20, che “fare un sito web” si riduce ad un fatto tecnico. Sui contenuti tante belle intenzioni che diventano polvere quando non esiste una cosa molto semplice: la volontà di condividere le informazioni.

Non si tratta di un fattore da sottovalutare e quindi prima di pensare di fare un sito pensate bene a questo aspetto e poi scegliete se pubblicare contenuti generici e magari farli scrivere a ChatGPT o avere contenuti che rappresentano la vostra impresa, i vostri prodotti, le vostre ricerche. Sono vent’anni che combatto con situazioni in cui non si condivide, in cui l’individualismo guida le relazioni e le interazioni tra le persone. E non sto parlando di scrivere articoli o creare contenuti particolari, ma di semplici input perché chi, come me, possa scrivere i contenuti e possa così fare il proprio lavoro.

Se l’attività non è considerata importante, l’effetto è una delegittimazione di chi quell’attività la fa; è disconfermante. Questo accade a chi si occupa di contenuti. E sinceramente mi sono anche stufata. Mi arrendo al sapere tecnico, a ChatGPT, all’individualismo. Hanno vinto. Ed io ho semplicemente preso il treno sbagliato.

Ma se voglio trarre un’esperienza da tutto questo vorrei soffermarmi sulla sofferenza delle organizzazioni, che continuano a usare parole come collaborazione, bisogni degli utenti, condivisione, comunicazione, ma sono lontani da tutto ciò. E quando si fa un sito web si apre il vaso di Pandora: rapporti di forza e di potere squilibratissimi e febbrili, incapacità di fare-vivere-alimentare un gruppo di lavoro, empatia (interna e d esterna) inesistente. Per questo i social sono ancora gettonati, perché mettono in scena l’individualità di organizzazioni asfittiche e persone ripiegate su loro stesse.

Si applaude quando si scrivono lettere al sé bambino/a, raccontando del sé adulto, indossando un abito che dipinge il corpo che contiene tutto questo sé. E allora andiamo avanti così, con l’innovazione per mano della tecnica, rifiutando l’idea che innovare, evolvere e trasformare non sia un fatto tecnico, bensì filosofico, umano, sociale.

Andiamo avanti così, a morire per farsi un selfie, a fare politica per i likes e a fare tanti siti web perfettamente inutili.

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