L’accordo COP28: Cercasi Speranza disperatamente

Foto di Ahmed Aldaie su Unsplash

The abuse of greatness is when it disjoins
Remorse from power, and, to speak truth of Caesar,
I have not known when his affections swayed
More than his reason.
Shakespeare’s “Julius Caesar,” Act 3, Scene 1 1L’abuso della grandezza si manifesta quando separa Il rimorso dal potere, e, a dire la verità su Cesare, Non ho mai visto quando i suoi affetti si piegassero Più della sua ragione. (Shakespeare, “Giulio Cesare,” Atto 3, Scena 1

 

Ad ogni COP, la Conferenza delle Parti delle Nazioni Unite dedicata al clima, e la COP28 appena conclusasi non fa eccezione, si sta con il fiato sospeso: la speranza che le evidenze scientifiche facciano fare un salto quantico per rispondere all’urgenza e la realtà di una conferenza dove la diplomazia lavora giorno e notte per arrivare ad un documento condiviso da 198 Parti.
Questa volta la chiusura della COP28 è stata salutata da applausi, abbracci e sorrisi. Certo qualche giorno prima c’era stata una dichiarazione piuttosto infelice di Al Jaber 2Ho preferito lasciare il testo in lingua in inglese per dare contezza del contesto linguistico e del contenutoThere is no science out there, or no scenario out there, that says that the phase-out of fossil fuel is what’s going to achieve 1.5C.3Non esiste alcuna scienza o scenario che indichi che l’eliminazione dei combustibili fossili sia sufficiente per raggiungere il limite di 1,5 gradi.’ Fonte: Euro-Mediterranean Economists Association http://rb.gy/augncc Affermazione aspramente e giustamente criticata e che non faceva sperare in un finale positivo, nei limiti di una conferenza mondiale che deve mettere d’accordo posizioni e interessi molto distanti. E invece qualcosa di positivo è venuto fuori.
Transitioning away from fossil fuels in energy systems, in a just, orderly, and equitable manner, accelerating action in this critical decade, so as to achieve net zero by 2050 in keeping with the science.4‘Abbandono graduale’ dei combustibili fossili verso sistemi energetici, in modo giusto, ordinato ed equo, accelerando l’azione in questo decennio cruciale, al fine di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 in linea con la scienza.

E’ la frase, nel Global Stocktake report5https://unfccc.int/sites/default/files/resource/cma2023_L17_adv.pdf, che ha strappato gli applausi e rappresenta una novità assoluta. Un risultato non banale per la presidenza della COP28 targata Sultan Al Jaber, che non dimentichiamo è anche Head of the Abu Dhabi National Oil Company (ADNOC).

La frase afferma pubblicamente, in un documento sottoscritto da tutte le Parti, un principio: la crisi climatica è causata dai combustibili fossili. L’elefante nella stanza ora è sotto gli occhi di tutti, per usare una metafora usata dai media. Non è un’affermazione da poco, anche se tardiva e tiepida in qualche modo segna un punto preciso e dal quale difficilmente si tornerà indietro. Difficilmente non significa impossibile, perché sappiamo quanto siano fragili e delicati questi accordi.

Transitioning Away” è il compromesso rispetto al “phase-out” richiesto a gran voce da 130 paesi, inclusa l’Unione Europea. Come tutti i compromessi è solo apparentemente un equilibrismo linguistico, probabilmente è anche il miglior accordo possibile, tenuto conto delle forti pressioni delle lobby del petrolio e del gas presenti alla Conferenza delle Parti. Ma questa frase dice anche altro. Che questa transizione dai combustibili fossili verso altri sistemi energetici dovrà essere equa, ordinata e giusta, come sottolineato da Ferdinando Cotugno, giornalista de “Il Domani”. Equa affinché la transizione sia giusta, evitando disparità in termini di giustizia climatica, ordinata poiché la transizione deve essere pianificata e gestita efficacemente, e giusta perché non deve lasciare indietro nessuno. La frase indica anche due orizzonti temporali “accelerating action in this critical decade […] in keeping with the science6 Accelerare le azioni in questo decennio cruciale […] in linea con la scienza, ovvero che bisognerà accelerare nei prossimi dieci anni, finestra critica per riuscire ad arrivare alla neutralità climatica entro il 2050, come indicato dalla scienza. E così l’irricevibile dichiarazione anti-scientifica di Al Jaber di qualche giorno prima, può essere archiviata e derubricata a equivoco o a (in)volontario prologo di un successo per differenza.

Photo by COP28 / Christopher Pike | https://www.flickr.com/photos/unfccc/53366667625

Qualcuno potrà pensare che sia stata una raffinata (o astuta) strategia per dare enfasi a qualcosa di molto debole: negare i fatti scientifici significava rendere qualsiasi risultato in accordo con la scienza un’impresa impossibile, e così il risultato finale della COP28 diventa un coup de théâtre, applaudito come un trionfo epico nella migliore tradizione drammaturgica. Ma non sapremo mai se questa ipotesi corrisponda a verità o sia capziosa e quindi continuiamo con i fatti.

Alcuni commentatori sottolineano quanto transitioning away sia flebile rispetto al phase-out  (eliminare gradualmente), ma sicuramente meglio del phase-down (ridurre gradualmente) circolato nei giorni precedenti. Sono solo parole? “Le parole sono pellicola superficiale sull’acqua profonda”, diceva Wittgenstein, e sotto, nell’acqua profonda, si va a cercare il loro significato. Per quanto il linguaggio possa essere limitato, sono queste precise parole a costruire il significato del cambiamento climatico nel frame della COP28 e quindi dei rappresentanti dei paesi del pianeta terra. Quindi, nonostante il linguaggio del multilateralismo, è chiaro che i combustibili fossili siano responsabili del cambiamento climatico e che sia arrivato il momento di agire. Ed è qui che le cose si complicano.

Perché se il Global Stocktake (GST) fissa il principio, la transizione energetica dipenderà dai piani nazionali che per accelerare, verso net-zero- and low-emission technologies, potranno far ricorso, “[…] inter alia, renewables, nuclear, abatement and removal technologies such as carbon capture and utilization and storage, particularly in hard-to-abate sectors, and low-carbon hydrogen production.7“inter alia, energie rinnovabili, nucleare, tecnologie di riduzione e rimozione come cattura e utilizzo di carbonio e stoccaggio, specialmente nei settori in cui l’abbattimento delle emissioni è difficile, e produzione di idrogeno a basse emissioni di carbonio.”

La transizione potrà quindi far ricorso al nucleare (sul quale ci sarebbe molto da analizzare, capire e discutere), ai combustibili di transizione (che includono il gas) e ai sistemi di stoccaggio. Su questi ultimi puntano soprattutto i paesi dipendenti dal petrolio, ma sono una tecnologia costosa e nemmeno particolarmente efficace. “Le tecnologie che ci permetterebbero (forse) di raggiungere questo obiettivo sono in via di sviluppo, ma portano con sé sfide, rischi e costi che pongono queste soluzioni al centro di un dibattito molto intenso.”, si legge in un articolo dell’IPCC Focal Point for Italy8 https://ipccitalia.cmcc.it/carbon-capture-and-storage-ccs/. O come leggiamo in questo articolo di The Guardian “Another weasel word is “transitional fuels” – it is code for fossil gas. Recognises that transitional fuels can play a role in facilitating the energy transition while ensuring energy security. This is the biggest win for the fossil fuel industry – it almost amounts to a poison pill in the agreement.9“Un altro termine fuorviante è ‘combustibili di transizione’: è un eufemismo per indicare il gas fossile. Riconosce che i combustibili di transizione possono svolgere un ruolo nel facilitare la transizione energetica garantendo al contempo la sicurezza energetica. Questa è la vittoria più significativa per l’industria dei combustibili fossili – equivale quasi a una pillola avvelenata nell’accordo.”

E così l’elefante fa nuovamente capolino dalla finestra sotto smentite spoglie. Anche se per amore di precisione bisogna dire che il documento di COP28 non mette sullo stesso piano nucleare e rinnovabili. Il primo è una opzione legittima per il net zero, mentre sulle rinnovabili c’è un impegno a triplicarle globalmente in sei anni, per raddoppiare l’efficienza energetica.

 

E tuttavia il GST è un accordo onorevole.

Non sottovalutiamo il risultato raggiunto in questa COP28, certo i fatti che la scienza continua a portare richiederebbero uno sforzo maggiore, una trasformazione profonda e non un esile miglioramento per quanto fondamentale. Ma d’ora in poi i negazionisti saranno costretti a cambiare pelle e ritornello, magari vestendo i panni dei paladini del nucleare e dei sistemi di cattura e stoccaggio della CO2.  E così forse si potrebbe produrre un fenomeno raro: nella narrazione mediatica, sempre che si riesca a uscire dalla trappola della polarizzazione, si discuterà di soluzioni.

E tuttavia il GST è un accordo onorevole. Ma i fondi sono essenziali per lo sviluppo di energie pulite (mitigazione), la preparazione delle comunità vulnerabili agli impatti climatici in aumento (adattamento) e la ripresa in seguito a disastri (perdite e danni). Tuttavia, mentre il GST, secondo alcuni commentatori, riconosce la necessità di investire trilioni di dollari, non va oltre nello specificare gli importi e le tempistiche. Il GST appare carente sugli aspetti  di un global plan for adaptation, come direbbero le Nazioni Unite, cruciale per i paesi più vulnerabili. Senza fondi adeguati per l’adattamento il rischio è che una parte del discorso sul clima si svuoti di significato.

E tuttavia il GST è un accordo onorevole. E quindi costruiamo sugli aspetti positivi. Anche se la grande incognita è nelle azioni locali ovvero i Piani Nazionali (NDCs –Nationally Determined Contributions) che dovranno trasformare, con la determinazione di politici competenti e motivati, i principi in realtà per non rischiare di andare oltre il punto di non ritorno.

Un rischio che hanno presente alcuni paesi la cui preoccupazione è ben spiegata da John Silk, the head of the Marshall Islands delegation:”I came here to build a canoe together. We have built a canoe with a weak and leaky hull, full of holes. Yet we have to put it in the water because we have no other option.10‘Sono venuto qui per costruire una canoa insieme. Abbiamo costruito una canoa con una chiglia debole e piena di buchi. Eppure dobbiamo metterla in acqua perché non abbiamo altra scelta.’

E’ una delle voci dell’Alliance of Small Island States (AOSIS) che toccano con mano la vulnerabilità agli effetti del cambiamento climatico come l’innalzamento del livello del mare, erosione costiera e il cuneo salino (intrusione di acqua salata). Sono i paesi che vedono già l’altra faccia del cambiamento climatico, non quello degli scenari, ma quello che necessita di azioni per l’adattamento mentre si agisce per la mitigazione.

Se a noi Europei le AOSIS sembrano troppo lontane forse la storia di La Faute-sur-Mer ci spingerà verso una riflessione che riguarda il nostro “backyard”. Nel febbraio 2010 in questa tranquilla località balneare sulla costa atlantica francese, un intero quartiere venne sommerso dalle acque durante una terribile tempesta. Mai l’acqua aveva raggiunto i tre metri. Edifici, persone, veicoli furono spazzati via dall’acqua. Ventinove le vittime, tutte annegate. L’innalzamento del livello del mare causato dal cambiamento climatico, non solo rese quella tempesta più pericolosa ma anche più letale. Sì proprio il cambiamento climatico, qui nel cuore dell’Europa. (leggi l’intera storia qui) Perché ormai anche noi europei siamo vulnerabili e anche noi canditati a diventare migranti climatici. “È una realtà in Europa, non qualcosa che accadrà tra centinaia di anni”, dice Dina Ionesco, a capo del dipartimento di migrazioni e climate change dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM).11https://it.euronews.com/2020/02/27/migranti-climatici-sono-gia-tra-noi-e-sono-europei

 

Thierry Llansades La faute sur mer, mémorial aux victimes de la tempête Xynthia | CC BY-NC-ND 2.0 DEED

 

Come dice Mario Tozzi, geologo e divulgatore scientifico, l’agenda non la detta la politica o l’economia, l’agenda la detta il cambiamento climatico. E non è una frase a effetto.

Recentemente è stato pubblicato sulla rivista Science, uno studio12Lo studio è stato coordinato dal Lamont-Doherty Earth Observatory della Columbia University, ed ha partecipato anche l’Istituto di scienze polari (Isp) del Consiglio nazionale delle ricerche. https://www.science.org/doi/10.1126/science.adi5177 che ricostruisce la concentrazione di CO2 negli ultimi 66 milioni di anni e fornisce prove più chiare della sensibilità del sistema Terra a questo gas nel passato e del ruolo della CO2 nell’aumento della temperatura globale. Dallo studio emerge anche che l’attuale concentrazione di CO2 sia la più elevata degli ultimi 14 milioni di anni. Stando così le cose, a meno di un’inversione di questa tendenza, potremmo avere un aumento 3 gradi verso la fine del secolo, con conseguenze, è facile immaginarlo, disastrose. Quindi non attardiamoci nelle sale delle conferenze, ma prendiamo posizione e cerchiamo di svegliarci dal sonno della ragione. Monitorare e fare pressione sono le armi che abbiamo affinché ogni paese metta in atto piani nazionali a partire da quanto affermato nel GST, ma che siano soprattutto inflessibili sulla mitigazione e fattivi per l’adattamento. Perché intanto, proprio dopo nemmeno dieci giorni dall’accordo, il presidente della Cop28 Sultan Al Jaber, nella sua veste di amministratore delegato di Adnoc, se da un lato elogia l’accordo dall’altro fa sapere che la sua azienda continuerà ad investire nel settore petrolifero perché deve soddisfare la domanda di combustibili fossili.13https://www.theguardian.com/environment/2023/dec/15/cop28-president-sultan-al-jaber-says-his-firm-will-keep-investing-in-oil E allora possiamo ancora dire che il GST è un accordo onorevole?


Articolo originariamente scritto e pubblicato in lingua inglese per climateservices.it. Nella versione italiana è stato aggiunto un aggiornamento successivo alla pubblicazione su climateservics.it e il picture editing è diverso.


 

  • 1
    L’abuso della grandezza si manifesta quando separa Il rimorso dal potere, e, a dire la verità su Cesare, Non ho mai visto quando i suoi affetti si piegassero Più della sua ragione. (Shakespeare, “Giulio Cesare,” Atto 3, Scena 1
  • 2
    Ho preferito lasciare il testo in lingua in inglese per dare contezza del contesto linguistico e del contenuto
  • 3
    Non esiste alcuna scienza o scenario che indichi che l’eliminazione dei combustibili fossili sia sufficiente per raggiungere il limite di 1,5 gradi.’ Fonte: Euro-Mediterranean Economists Association http://rb.gy/augncc
  • 4
    ‘Abbandono graduale’ dei combustibili fossili verso sistemi energetici, in modo giusto, ordinato ed equo, accelerando l’azione in questo decennio cruciale, al fine di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 in linea con la scienza.
  • 5
    https://unfccc.int/sites/default/files/resource/cma2023_L17_adv.pdf
  • 6
    Accelerare le azioni in questo decennio cruciale […] in linea con la scienza
  • 7
    “inter alia, energie rinnovabili, nucleare, tecnologie di riduzione e rimozione come cattura e utilizzo di carbonio e stoccaggio, specialmente nei settori in cui l’abbattimento delle emissioni è difficile, e produzione di idrogeno a basse emissioni di carbonio.”
  • 8
    https://ipccitalia.cmcc.it/carbon-capture-and-storage-ccs/
  • 9
    “Un altro termine fuorviante è ‘combustibili di transizione’: è un eufemismo per indicare il gas fossile. Riconosce che i combustibili di transizione possono svolgere un ruolo nel facilitare la transizione energetica garantendo al contempo la sicurezza energetica. Questa è la vittoria più significativa per l’industria dei combustibili fossili – equivale quasi a una pillola avvelenata nell’accordo.”
  • 10
    ‘Sono venuto qui per costruire una canoa insieme. Abbiamo costruito una canoa con una chiglia debole e piena di buchi. Eppure dobbiamo metterla in acqua perché non abbiamo altra scelta.’
  • 11
    https://it.euronews.com/2020/02/27/migranti-climatici-sono-gia-tra-noi-e-sono-europei
  • 12
    Lo studio è stato coordinato dal Lamont-Doherty Earth Observatory della Columbia University, ed ha partecipato anche l’Istituto di scienze polari (Isp) del Consiglio nazionale delle ricerche. https://www.science.org/doi/10.1126/science.adi5177
  • 13
    https://www.theguardian.com/environment/2023/dec/15/cop28-president-sultan-al-jaber-says-his-firm-will-keep-investing-in-oil

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