La mia tesi di laurea s’intitolava “La Società in giallo – La ratio del disordine sociale”.
E allora? Dirà qualcuno.
Allora c’è che in quella tesi, che per altro mi appassionò per tutto un anno, usavo il giallo – la detective novel – come pretesto e sintomo della malattia provocata da una razionalità degenerata.
Oggi, studiando i sistemi di allarme dei terremoti ho avuto un pensiero non credo così originale: spesso non si considera nel dovuto rispetto l’impotenza, e quindi l’inefficienza, dell’uomo di fronte ad alcuni fenomeni; mentre prevale l’idea dell’onnipotenza e dell’onniscienza, caratteristiche attribuite solitamente alle divinità. Diversamente possiamo renderci conto che nella pratica quotidiana qualcosa rimane ignoto, che l’uomo, e la sua scienza non sono per l’appunto onnipotenti e onniscienti. Un esempio l’imprevedibilità di eventi quali i terremoti, il cancro e la morte stessa.
Paradossalmente, l’Illuminismo, che doveva dare strumenti e coraggio all’uomo per affrontare la natura e l’ignoto, degenera nel Mr Hyde che vuole dominare la natura per asservirla al suo potere e al suo volere: tutto al proprio servizio. E’ proprio in questa degenerazione che alberga l’idea di onnipotenza, in contrasto con un’idea di scienza consapevole dei propri limiti e per questo pronta a riconfigurarsi e ad accettare le rivoluzioni scientifiche.
Immutabile, controllabile e manipolabile l’universo diventa un altro da sé usabile e asservito.
La ratio diventa efficientismo razionalizzante, la scienza scientismo, e il sapere know-how.
Non si riesce ad accettare l’ignoto, il mistero, perché stiamo scomodi nell’insostenibile incertezza dell’essere. Non sappiamo gestire l’ansia se non a breve termine.
Così il fatto di sapere che non tutto è prevedibile, non ci piace per nulla, e conseguentemente storciamo il naso all’idea che invece tutto si possa affrontare invece di controllare. In quest’ottica «preparedness» è sapere cosa fare quando non sappiamo cosa o quando o come accadrà: non essere impreparati a qualcosa che non sappiamo o non possiamo controllare. Sappiamo quanto la preparedness passi per una faglia culturale che scatena reazioni inconsulte e imprevedibili perché bisogna scegliere e decidere autonomamente e in modo responsabile.
L’ignoranza è il nostro segnale precursore. Il sapere e non il know-how, la ratio e non l’efficienza, la scienza e non lo scientismo sono il nostro warning system. L’unica cosa che sapremo con anticipo è la plausibilità e la probabilità che accada – e si sa che la probabilità considera ciò che esiste e non ciò che non è mai accaduto -. E quando il terremoto un giorno arriverà, noi saremo pronti: sapremo cosa fare e sapremo decidere.